martedì 13 luglio 2021

Una nuova canzone suona sul campo di battaglia.

 


Amo la mitologia, da sempre.

Ho avuto la fortuna di avere una nonna magica che mi raccontava storie di dei ed eroi, al posto delle solite favole.

Mi sento di dire che sono nata in mezzo ai racconti e alle avventure più note della Grecia antica.
Capite bene che non potevo non approcciare la lettura di questo libro, vero?

“La Canzone di Achille” racconta la storia di uno tra i più grandi antichi eroi e del suo amato compagno d’armi, partendo dagli albori fino ad arrivare ad una delle più sanguinose e conosciute guerre della storia greca.
È un retelling delicato, ricco. 
Personaggi epici ma raccontati con le fragilità, le emozioni e l'impeto di esseri umani, pieno di una visione dell’amore totalizzante e unica, una delle più antiche della storia della letteratura occidentale.

 È un’amore fuori dal tempo, controcorrente ed impetuoso.


Questa storia mi ha affascinato e intrattenuto in modo inaspettato: è Patroclo stesso il nostro narratore, colui che ci accompagnerà durante tutta la vicenda.
Il cambio di focus è stato un elemento che ho enormemente apprezzato: Patroclo è pienamente umano, delineato sotto ogni punto di vista. Mostra le fragilità e le insicurezze di un ragazzo, e poi di un uomo, che si trova a vivere all’ombra di una figura imponente e totalizzante come Achille. 


Mi è piaciuto tantissimo il personaggio di Patroclo: dolce, amorevole, contrasta e si distacca dallo sfondo di guerrieri e uomini orgogliosi. In una società bellicosa e di forti valori, Patroclo è un’anima pura, intatta e sincera come poche.
È semplicemente umano e questo crea un contrasto perfetto con la schiera di eroi potenti e semidivini.

Anche il suo rapporto con Achille è una piccola oasi di pace in una vita dettata dalla volontà delle Parche: l’autrice non ha stravolto il loro rapporto, l’ha intensificato, rendendolo nocciolo centrale della narrazione.
Ma è proprio l’aristos achaion, il grande eroe Achille, che mi è mancato all’interno della storia: nonostante il titolo possa essere fuorviante, la figura di Achille è costantemente filtrata dall’occhio di Patroclo.

Se, da una parte, la scelta di fare di Patroclo l’unico narratore è, a mio parere, azzeccatissima, il punto di vista di Achille mi è mancato. Il titolo è “La canzone di Achille”, ma della vera essenza del grande eroe greco, dei suoi pensieri, dei suoi veri desideri, vediamo e conosciamo davvero ben poco.
La lente dell’amore filtra inevitabilmente la figura di Achille: mi sarebbe piaciuto forse di più se avessimo avuto anche un altro punto di vista, diverso da quello a cui la Miller ci ha abituati fin dall’inizio del romanzo.
Parlarvi di questo libro non mi è facile, per niente.
Speravo davvero che mi piacesse e le mie aspettative erano alle stelle, come spesso accade con i libri di cui sento parlare soltanto bene. Purtroppo, devo confessarvi che “La canzone di Achille” non è riuscito a prendermi totalmente.
Una volta finito ho sentito che effettivamente mancava qualcosa, ma, ad oggi, ancora non riesco a capire cosa.  Forse il fatto di conoscere bene il poema originale non ha aiutato, andando ad annientare il fattore sorpresa del finale: la Miller non è riuscita a suscitare in me il fattore “colpo di scena”.
Mi spiego meglio: non sono riuscita a pensare che le cose potessero cambiare, conoscendo già il finale della storia. So che è difficile con un materiale così conosciuto e studiato come l’Iliade, ma ho letto diverse recensioni in cui l’ “effetto sorpresa” non è mancato.
Con questo non voglio dire che non sia riuscita ad emozionarmi, anzi, però non sono arrivati i lacrimosi che molti mi avevano prospettato sul finale.

Ciò non toglie che questa sia una storia che merita di essere letta e amata.
Scorre via con una delicatezza disarmante, semplice ma non banale. Si scopre molto sulla vita di Patroclo prima di Achille, dettagli nuovi, che arricchiscono senza appesantire.
Lo stile è scorrevole, semplice, tutto fuorché epico, come ci aspetterebbe lavorando conquisto tipo di materiale: la Miller riesce a coinvolgere il lettore, trascinandolo nella storia e facendogli rivivere le emozioni di Patroclo sulla propria pelle. Si sente forte l’amore e l’ammirazione verso Achille, il conflitto che prova vedendolo cambiare, accecato dall’onore e dall’orgoglio. 
“La Canzone di Achille” è un libro perfetto per chi vuole avvicinarsi alla mitologia greca ma è sempre stato spaventato dalla mole di un’opera imponente come l’Iliade; per chi vuole sentirsi vicino ai protagonisti ed evitare il filtro di Omero e la sua scrittura epica e spesso complessa, questo libro è assolutamente quello che fa per voi. 

martedì 6 luglio 2021

Jessica Townsend non sbaglia un colpo (Hollowpox: a caccia di Morrigan Crow)



Riuscire a rendere oggettivo ciò che penso di questo libro è estremamente difficile per me, oltre che riduttivo: definirlo "una perla rara all'interno dell'oceano della letteratura per ragazzi" forse rende maggiormente l’idea.


Questo libro è perfetto, in ogni sua singola parte, non cambierei assolutamente nulla. 

Sembra che Jessica Townsend non sbagli un colpo: ogni volume di questa saga è sempre magicamente nuovo, fresco, mantenendo però la capacità di incantare il lettore e tenerlo incollato alle pagine. Mai ripetitiva, ma sempre originale, eccentrica ed estremamente creativa: Jessica Townsend rientra sicuramente nell'Olimpo dei miei scrittori preferiti. 

Ogni nuovo libro delle avventure di Morrigan Crow è una piccola ma importantissima aggiunta alla creazione di questo meraviglioso e vasto universo. 

 Ho. Amato. Questo. Libro. Alla. Follia. 

Mettendo per un secondo da parte l’amore incondizionato che provo nei confronti di questa serie, il suo terzo capitolo mi ha ammaliata tanto quanto i primi due, se non forse di più.
L’ho divorato e ne vorrei ancora, e ancora, e ancora.
E ancora. 


Tornare a Nevermoor è stato come rientrare a casa dopo un viaggio lungo e stancante: è stata una gioia immensa rivedere tutti e sprofondare ancora di più nel mondo creato dalla Townsend, immergendomi completamente.
Nevermoor, posso dirlo con certezza ormai, rientra sicuramente nei miei luoghi letterari preferiti e in cui amerei vivere.
Con questo terzo capitolo, infatti, il regno più importante dello Stato Libero estende ulteriormente i propri confini, pululanti di nuovi segreti e misteri da scoprire.
Si va in profondità, nella storia dei Wundermaker e della Società, e ho adorato avventurarmi tra le pagine, sempre curiosa di sapere cos’altro mi avrebbe riservato la magica Wunsonc e la mia amatissima Morrigan.
Nuove avventure, colpi di scena, ma anche riflessioni, crescita, scoperte sensazionali e tanto divertimento: all'interno di questo terzo volume della serie c'è tutto quello a cui la Townsend ha abituato i propri lettori fin dall’inizio, con un pizzico di novità e di magia in più.

A parte l’immensa felicità che mi ha regalato, questo libro mi ha anche profondamente stupita: nonostante abbia come target principale i bambini e ragazzi, la storia del terzo volume tratta tematiche attuali e anche molto complesse, in modo estremamente maturo e delicato. 

Razzismo, parità, paura del diverso, necessità di unione, fratellanza: la piccola Morrigan crescerà tanto tra le pagine, come persona e Wundermaker, e il lettore insieme a lei.
Riscoprirà il forte valore dell’amicizia, colonna portante degli altri volumi e di tutta la Wunsoc, e di ciò che significa per lei. Si troverà a fronteggiare pericoli e problemi dell’età adulta, farà i conti con l’ipocrisia e i lati oscuri del mondo che la circonda, capendo che non sempre tutto è come appare.
Non ho mai trovato tanta attualità in un fantasy per ragazzi: mentre leggevo, sentivo di aver vissuto ciò che Morrigan stava vivendo e questo mi ha portato ad essere ancora di più in empatia con lei.
Sono pochi i romanzi per ragazzi che riescono a trattare temi così “adulti” e difficoltosi con tanta maestria.

La Townsend è una maestra della narrazione: una Tessitrice di parole, che è riuscita a creare un universo vasto e profondo, tutto da esplorare.
La sua scrittura è delicata e coinvolgente, in un battito di ciglia sei già completamente immers* e nemmeno te ne sei accorto. 

Riesce a creare un mondo stupefacente con semplicità: la sua creatività è genuina e si sente tra le pagine. Il lettore avverte quanta importanza e quanto amore ci sia stato dietro la creazione dell'universo e dei personaggi di Nevermoor e non può far altro che amarli altrettanto profondamente. 

Datemi il quarto volume! Ne ho bisogno!

Una nuova canzone suona sul campo di battaglia.

  Amo la mitologia, da sempre. Ho avuto la fortuna di avere una nonna magica che mi raccontava storie di dei ed eroi, al posto delle solite ...