lunedì 4 gennaio 2021

"Lo dedico a me".


Di solito scrivo sempre qualcosa per la fine di un anno, una sorta di riassunto di tutto ciò che è accaduto, bello o brutto che sia. Mi aiuta a ricordare, a capire dove sono stata e dove sto andando.
Quest’anno non l’ho fatto.
Non so nemmeno io bene per quale motivo: forse perché ci sarebbe stato davvero tanto da poter scrivere su questo duemilaventi.

L’anno in cui ho finito il liceo e ho iniziato l’università.

L' anno in cui ho comprato casa e sono andata a vivere da sola in un'altra città. 

L’anno in cui ho avuto il coraggio di seguire un sogno, a tutti i costi.

L'anno in cui ho finalmente mi sento parte di un gruppo.

L’anno in cui tutto il mondo si è fermato, quasi che avesse smesso di girare.
L’anno in cui ci siamo ricordati che non siamo eterni e tantomeno invincibili.
Meno di dodici mesi per stravolgere miliardi di esistenze, tutte insieme.
A pensarci è ancora surreale.

Ma non ho scritto niente su quest’anno e non ho intenzione di iniziare adesso.
Ero partita convinta di voler raccogliere le mie speranze su questo 2021 ma, sapete, non ci riesco.
Non vorrei fare il solito elenco di parole vuote, che lascia il tempo che trova.
Io non ho delle vere e proprie speranze per questo duemilaventuno, anche se la speranza è sempre l’ultima a morire.
Le speranze, con il loro essere passivo, non sono ciò di cui sento di aver bisogno adesso.


In questo momento di assoluta e totale incertezza, io ho bisogno di obiettivi.
Ho bisogno di pormi dei traguardi da raggiungere, delle mete fisse, punti fermi in questa vita costantemente in movimento e troppo imprevedibile.
Sento la necessità di avere qualcosa di solido su cui basarmi, quest’anno, su cui lavorare ed impegnarmi. Sento il bisogno di mettere dei mattoni e di costruire, di creare qualcosa che duri e che non si lasci abbattere dagli eventi.

Quest’anno voglio lavorare su di me.
Voglio trasformare quella voce che sento costantemente ripetere “non ce la farai” e renderla un meraviglioso “guarda dove sei arrivata. Sii fiera di te”.
Voglio rendermi forte per non entrare in panico quando i problemi arrivano all’improvviso.
Voglio smettere di trasformare nell’Himalaya degli insignificanti granelli di sabbia.

Voglio imparare ad amare me stessa fino in fondo, nel modo più vero e profondo che esista.
Basta colpevolizzarmi e soffrire per ciò che non posso controllare.
Voglio smetterla di giudicarmi quando provo a fare cose nuove.
Voglio smetterla di controllare sempre tutto ed imparare a lasciarmi andare.
Voglio cominciare ad accettare i miei miglioramenti, per quanto piccoli possano essere.
Voglio imparare a riconoscere ciò che di buono c’è in me e non sempre e solo i miei sbagli.

Voglio circondarmi di persone che mi vogliano bene veramente e che mi sostengano.
Voglio eliminare quei fantasmi tossici dei “chissà se…”, delle occasioni perse, delle amicizie bruciate e dei perché che rimarranno per sempre senza una risposta.
E anche di tutte quelle persone che, probabilmente, non hanno mai creduto in me e smetterla di preoccuparmene.

Voglio arrivare al punto in cui sarò finalmente libera, perché saprò dentro di me di non avere niente da dimostrare.
Voglio arrivare a dire “sai cosa? Non mi importa”.
Voglio sentirmi fiera di me stessa e dei miei risultati, perché, quando arriveranno, saranno veramente miei.
Voglio che questo sia un anno di crescita, nonostante tutto ciò che accadrà.


Questo duemilaventuno lo dedico a me, e a nient’altro.
Perché me lo merito.

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